Truffaut, è stato lui stesso a dirlo, non ha mai "adattato" delle opere letterarie: TIREZ SUR LE PIANISTE, JULES ET JIM, LA MARIEE ETAIT EN NOIR erano piuttosto degli omaggi resi a dei libri che il regista amava. FAHRENHEIT era addirittura un omaggio a tutti i libri stampati dell'uomo, una storia su questo amore. E questo DEUX ANGLAISES non sfugge alla regola. Truffaut s'inebria, letteralmente, dello spirito di questi libri; e del suo idillio vuol rendere partecipi gli spettatori il più possibile. La tecnica cinematografica usata testimonia di questo fatto: i capitoli sono ripresi materialmente, una voce off (la sua, solitamente) commenta e riassume la trauma dove non è possibile mostrare tutto; delle dissolvenze all'iris chiudono l'azione proprio come nei libri quando, al termine di un capitolo, una parola rimanda l'attenzione al capitolo successivo. Su questa struttura letteraria il regista inserisce le proprie immagini, che sono quelle che conosciamo: la ricerca di una tenerezza, di una sensibilità, di una poetica dei sentimenti che il regista ritiene perduta, e che cerca quindi di rivalutare.
Questo doppio lavoro di Truffaut mi è apparso pienamente riuscito nell'ENFANT SAUVAGE, dove il tutto si traduceva in un viaggio nell'intimo di una esperienza scientifico-letteraria, e di uno o più individui. Qui, la cosa riesce a metà. Sempre sul filo dell'emozione sentimentale egli vuole mostrarci gli impedimenti mentali, (e non quindi quelli abituali: materiali, sociali, ecc.) che si interpongono fra un francese e una o (eventualmente due) ragazze inglesi per giungere all'amore; quello naturalmente con la maiuscola (poiché quell'altro, dalla a minuscola, a Truffaut interessa molto di meno, e lo si vede dalle scene di passione, discretamente raggelanti
).
Ma il regista è tradito da colui che è sempre stato, in tutti i suoi film, già dai tempi dei 400 COLPI, la sua "continuazione" sullo schermo, la proiezione fisica della propria presenza registica, l'attore Jean Pierre Léaud. Che è stato straordinario in molte pellicole; ma che qui è un vero pesce fuor d'acqua. E, dato che il triangolo (così perfetto in JULES ET JIM) deve reggere bene o male su di lui (essendo le altre due le donne
) capirete come buona parte del racconto vada a farsi benedire.
Certo, molte cose del film sono deliziose: Truffaut ha una mano dalla sensibilità, dalla grazia rara. Ma molte altre cose mettono a nudo le intenzioni traduttive del regista con troppa evidenza, quel suo scavare alla ricerca delle motivazioni mentali e morali dei protagonisti è sicuramente un tentativo affascinante ed intelligente. Peccato che troppo spesso appaia alquanto artificioso; e, per lo spettatore, fumoso.